Parole ardenti come bracieri


Di Dante Balbo

 

Ho conosciuto pochi “grandi vecchi”, come Giovanni Paolo II, tutti avevano in comune l’abitudine di non sprecare le parole.

 

La sensazione che si ha, incontrandoli di persona o leggendoli, è di una grande familiarità, come se in quel momento si fosse soli, a tu per tu, e nello stesso tempo si ha l’impressione che il nostro interlocutore guardi oltre, al di là di noi, quasi a trascinarci in un orizzonte che supera la città stretta dei nostri affetti e delle nostre piccole preoccupazioni. Lo stesso accade con questo breve colloquio di Giovanni Paolo II con le famiglie.

All’inizio accoglie le famiglie come un padre, contento di ritrovare i suoi figli venuti da ogni parte del mondo, ma finalmente tornati a casa, per le feste, per riprendere un filo interrotto, come se un anno fosse il giorno prima.

Poi in un crescendo, l’orizzonte si allarga, il padre affettuoso lascia il posto al combattente, avvezzo a nuotare contro corrente, pronto a denunciare una società che sta disegnando un modello di relazioni familiari che rischiano di soffocare l’unica chance della sua sopravvivenza.

Senza mezzi termini, va al cuore della questione: non si può parlare di crisi della famiglia o di disorientamento dei figli, se non si esercita un controllo sui media, sui progetti legislativi, sul rispetto e la tutela delle libertà della famiglia, non ultima quella di scegliere per i propri figli la scuola che meglio risponde alle proprie esigenze educative.

Ma anche questo orizzonte è stretto, racchiuderebbe il Papa nel cliché dell’impegno sociale e politico legato ad un certo tempo storico, mentre lui vola più in alto, vuole dire alla famiglia che ha qualcosa di più di un impegno civile da svolgere, è chiamata ad infiammare la terra, a trasformarla accogliendo da Dio la propria chiamata più profonda, il dono che le è consegnato nel suo stesso esistere.

Se vent’anni fa, diceva nella Familiaris Consortio: Famiglia diventa ciò che sei” (n.17), oggi può esortarla aggiungendo: “famiglia, credi in ciò che sei!” (n.3).

 

 

Estratto dal DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

PER L’INCONTRO CON LE FAMIGLIE (Piazza San Pietro, Sabato, 20 ottobre 2001)

 

Per questo incontro avete scelto il tema: “Credere nella famiglia è costruire il futuro”. E’ un tema impegnativo che ci invita a riflettere sulla verità della famiglia e nello stesso tempo sul suo ruolo per il futuro dell’umanità. Possono guidarci in questa riflessione alcune domande: “perché credere nella famiglia”? E ancora: “in quale famiglia credere”? E infine: “chi deve credere nella famiglia”?

Per rispondere alla prima domanda dobbiamo partire da una verità originaria e fondamentale: Dio crede fermamente nella famiglia. Sì, care famiglie, “lo Sposo è con voi!”. Da questa presenza, accolta e corrisposta, scaturisce quella particolare e straordinaria forza sacramentale che trasforma la vostra intima unione di vita in segno efficace dell’amore tra Cristo e la Chiesa e vi pone come soggetti responsabili e protagonisti della vita ecclesiale e sociale.

Il fatto che Dio abbia posto la famiglia come fondamento della convivenza umana e come paradigma della vita ecclesiale, esige da parte di tutti una risposta decisa e convinta. Nella Familiaris Consortio, di cui ricorre il ventennale, ebbi a dire: “Famiglia, diventa ciò che sei”. Oggi aggiungo: “famiglia, credi in ciò che sei”, credi nella tua vocazione ad essere segno luminoso dell’amore di Dio.

In realtà, per il bene dello Stato e della società è di fondamentale importanza tutelare la famiglia fondata sul matrimonio, inteso come atto che sancisce il reciproco impegno pubblicamente espresso e regolato, l’assunzione piena di responsabilità verso l’altro e i figli, la titolarità di diritti e doveri come nucleo sociale primario su cui si fonda la vita della Nazione. Se viene meno la convinzione che in nessun modo si può equiparare la famiglia fondata sul matrimonio ad altre forme di aggregazione affettiva, è minacciata la stessa struttura sociale e il suo fondamento giuridico. Lo sviluppo armonico e il progresso di un popolo dipendono in larga misura dalla sua capacità di investire sulla famiglia, garantendo a livello legislativo, sociale e culturale la piena ed effettiva realizzazione delle sue funzioni e dei suoi compiti.

Vorrei in primo luogo sottolineare che i primi garanti del bene della famiglia sono i coniugi stessi, sia vivendo con responsabilità, ogni giorno, impegni, gioie e fatiche, sia dando voce, con forme associate e iniziative culturali, ad istanze sociali e legislative atte a sostenere la vita familiare. Una particolare responsabilità grava sui politici e sui governanti, a cui compete di attuare il dettato costituzionale e recepire le istanze più autentiche della popolazione composta in larghissima maggioranza da famiglie che hanno fondato la loro unione sul vincolo matrimoniale. Giustamente quindi si attendono interventi legislativi, incentrati sulla dignità della persona umana e sulla corretta applicazione del principio di sussidiarietà tra lo Stato e la famiglia; interventi capaci di avviare a soluzione questioni importanti, e per molti versi decisive, per il futuro del Paese.

Importante e urgente è, in particolare, dare piena attuazione ad un sistema scolastico ed educativo che abbia il suo centro nella famiglia e nella sua libertà di scelta. Non si tratta, come alcuni erroneamente affermano, di togliere alla scuola pubblica per dare alla scuola privata, quanto piuttosto di superare una sostanziale ingiustizia che penalizza tutte le famiglie impedendo un’effettiva libertà di iniziativa e di scelta. Si impongono in tal modo oneri aggiuntivi a chi desidera esercitare il fondamentale diritto di orientare l’indirizzo educativo dei figli scegliendo scuole che svolgono un servizio pubblico pur non essendo statali. Una particolare attenzione deve poi essere riservata alla legittima preoccupazione di tante famiglie che denunciano un crescente degrado nei mezzi di comunicazione, i quali, veicolando violenza, banalità e pornografia, si rivelano sempre meno attenti alla presenza dei minori e ai loro diritti. Le famiglie non possono essere abbandonate a se stesse dalle istituzioni e dalle forze sociali nello sforzo di garantire ai figli ambienti sani, positivi e ricchi di valori umani e religiosi.

Voi siete chiamate ad essere protagoniste del futuro dell’umanità, plasmando il volto di questo nuovo millennio. In questo compito vi assiste e vi guida la Vergine Maria, nostra Madre, qui presente in mezzo a noi in una sua immagine particolarmente venerata. Alla Madonna di Loreto, Regina della Famiglia, che nella casa di Nazaret, con il suo sposo Giuseppe, ha sperimentato le gioie e le fatiche della vita familiare, affido ogni vostra speranza, invocandone la celeste protezione. Carissimi sposi, il Signore vi confermi nell’impegno assunto con le promesse coniugali nel giorno delle nozze. Il Papa prega per voi e di gran cuore vi benedice, insieme con i vostri figli!